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Topic: Note idro geo tecniche – per il P.U.C. della città di Albenga |
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Prot : n. 01 GAI/ ep Albenga, lì 12 gennaio 2007 Al SIG. SINDACO DI ALBENGA Da parte del W.W.F. gruppo attivo Ingauno, di Italia Nostra e del Comitato Territoriale. Oggetto : Note idro geo tecniche – per il P.U.C. della città di Albenga Le sezioni scriventi preso atto del bando di incarico per la realizzazione del Piano Urbanistico Comunale della città di Albenga, desiderano fornire agli amministratori ed ai tecnici incaricati, alcune note in merito relative alla corretta gestione del territorio comunale che il piano soprannominato andrà a gestire. . Osservazioni a carattere generale La Legge Regionale n° 36 del 1997 all’art. 1 indic. gli elementi di programmazione che il Comune, attraverso il P.U.C. deve recepire; il P.T.R. (Piano Territoriale Regionale) ed il P.T.C.P. (Piano Territoriale di Coordinamento Paesaggistico) a livello regionale, il P.T.C. (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) ed i P.di B. (Piani di Bacino) a livello provinciale. Tutti gli organi amministrativi (in questo caso Regione Provincia e Comune) sono tenuti a collaborare al processo pianificatorio ognuno nell’ambito delle proprie competenze. La Pianificazione Comunale nasce dunque recependo le indicazioni espresse da Regione e Provincia che attraverso il P.U.C. (Piano urbanistico Comunale) le rende operative con i P.U.O. (Progetti Urbanistici Operativi.) ed i S.O.I. (Studio Organico d’Insieme) a seconda dell’ambito di intervento. Il P.U.C., dunque, fornisce le linee guida alla corretta pianificazione urbanistica dell’uomo sul proprio territorio e attraverso le ricerche e le indagini preliminari imposta la programmazione e le proprie scelte in base al principio generale della sostenibilità dello sviluppo umano sul territorio naturale perseguendo la qualità della vita, l’identità storico artistica dei luoghi, la qualità delle strutture urbane, l’uso oculato delle infrastrutture, ed un uso controllato delle risorse naturali come confermate dalla L.R. all’articolo 11 comma 4: in particolare afferma che le previsioni di trasformazione territoriale sono supportate da uno studio di sostenibilità ambientale contenente in particolare l’indicazione: a) delle alternative considerate; b) della sostenibilità delle previsioni stesse in relazione alla loro giustificazione e alla sensibilità ambientale delle aree interessate; c) dei potenziali impatti residuali e delle loro mitigazioni; d) dell’esito della verifica ambientale operata. Tali prescrizioni vengono recepite anche dal P.T.C. che le formalizza in un documento apposito (Manuale per le verifiche di sostenibilità ambientale delle previsioni dei P.U.C. - L.R 4/9/1997 n° 36 e rispettivi allegati). Un P.U.C. deve dunque per tutte le scale di intervento orientare la pianificazione verso forme di governo che mirino alla conservazione delle risorse naturali garantendone l’uso sia alle generazioni presenti che a quelle future. La stessa comunità europea in data 27/6/2001 ha emanato la “Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”, con la quale si ribadisce all’art. 6 del Trattato costitutivo della stessa C.E. che “le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione delle politiche e delle azioni comunitarie, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile. Il quinto programma comunitario di politica ed azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile, “Per uno Sviluppo durevole e sostenibile” (GUC 138 del 17/5/1993, pag. 5) integrato dalla decisione n. 2179/98/CE relativa al suo riesame, ribadisce l’importanza di valutare i probabili effetti di piani e programmi sull’ambiente” sia per l’assetto territoriale che per le destinazioni del suolo. Risorse idriche La problematica dell’acqua, è discussa oramai a livello planetario. L’acqua è una risorsa limitata, le falde idriche sono sempre più profonde e inquinate. Non è inutile ricordare che è l’unica fonte di vita. Albenga è relativamente fortunata, dispone di un bacino riferito all’Arroscia e al Neva di circa 450 Km quadrati. Albenga è edificata su di un materasso alluvionale, frutto di numerose esondazioni, nonostante ciò la falda si abbassa, il cuneo salino ha superato da tempo l’Aurelia e l’acqua peggiora le caratteristiche di base. E’ indispensabile intervenire per bloccare e invertire quello che stà avvenendo. Si ricorda che i fiumi di regola non devono essere costretti da argini di cemento (che impediscono il flusso e deflusso della falda), per potersi sfogare nelle alluvioni in aree golenali. Nel comune di Albenga, c’è uno specifico spreco; nei comuni di Albenga e limitrofi vi sono centinaia di interrati nella falda freatica che per non essere invasi dall’acqua la emungono e la scaricano nelle canalizzazioni che vanno direttamente in mare. E’ stata svolta una ricerca dagli esiti sbalorditivi. Considerando diverse variabili, su un campione di cento interrati, malgrado il grosso diametro degli scarichi, è stato considerato un minimo emungimento di un solo litro al secondo che ha quantificato in 8640 metri cubi lo spreco di acqua giornaliero. L’acqua usata giornalmente ad uso potabile dai residenti di Albenga ed Alassio è pari a 8213 metri cubi/giorno, secondo i dati pubblicati dall’A.T.O. della Provincia.E’ doveroso segnalare che questi dati sono stimati al minimo, nei periodi di forti precipitazioni verosimilmente lo spreco aumenta vertiginosamente. E’ indispensabile rendere stagni gli interrati degli edifici di nuova costruzione siti in falda freatica per evitare di deteriorare ulteriormente e definitivamente l’eco sistema. Per quanto riguarda gli interrati esistenti, che tra l’altro emungono abusivamente non rispettando la legge sulle acque pubbliche n°1775 del 11 dicembre 1933, commettendo quindi il reato di furto d’acqua allo Stato, la cui responsabilità e imputabilità non è compito della scrivente identificare, ma che si ritiene comunque non ascrivibile agli acquirenti degli immobili, è necessario studiare un sistema di recupero delle acque emunte per poterle riutilizzare. E’ necessario che nel P.U.C. vengano studiate le reali necessità di acqua per le nuove espansioni edificatorie future al fine di valutarne la quantità e confrontarle con la disponibilità, considerando che si è già passata la soglia critica, cioè si prende più di quanto è possibile al mantenimento di un equilibrio indispensabile all’eco sistema. TURISMO SOSTENIBILE Per ogni ambito di intervento (Conservazione, Riqualificazione, Trasformazione) sarebbe necessario sviluppare la Valutazione di Impatto Turistico (V.I.T.) e cioè quello strumento necessario per tradurre in pratica il rispetto dell’ambiente e delle culture “diverse”. La valutazione di impatto turistico si basa sul concetto di capacità di accoglienza (ovvero, l’area usata dai turisti per unità di spazio medio individuale disponibile) di una determinata località, concetto che è misurabile con parametri quantitativi e qualitativi come la popolazione residente, la natura geomorfologica dell’area, la disponibilità dell’acqua, il numero delle strutture di accoglienza e di ristorazione e le caratteristiche dei servizi di trasporto. Mettendo in relazione questi elementi con lo spazio operativo e il tempo di fruizione è possibile giungere ad una stima accurata della soglia limite alla presenza antropica del sito. Tutto questo deve portare ad un turismo sostenibile: Turismo che soddisfa i seguenti quattro fondamentali requisiti: • L’attività deve essere strettamente correlata all’apprezzamento di un’area protetta o ben conservata e deve avere per oggetto la natura nelle sue componenti • L’attività deve ritenere l’interpretazione e la comprensione parti integranti del rapporto con l’ecosistema: l’esperienza del turista non deve essere di tipo passivo, ma educativa e formativa. • L’attività deve essere condotta con tecniche e strumenti a limitato impatto ambientale: le infrastrutture devono integrarsi con il backgraund locale non solo in termini architettonici (utilizzo di materiali naturali, integrazione con il contesto paesaggistico), ma anche per ciò che concerne gli aspetti gestionali (smaltimento dei rifiuti, trattamento delle acque di scolo, scelte di fornitori locali). • L’attività deve contribuire alla conservazione e alla valorizzazione dell’ambiente stesso: gli impatti negativi sull’ambiente sia naturale, sia socioculturale, devono essere minimizzati e la protezione dell’ecosistema deve essere supportata dal reinvestimento in loco di parte dei redditi derivanti dal turismo. Devono, inoltre, essere favorite le attività di educazione ambientale rivolte non solo ai turisti, ma anche alle comunità locali ospitanti, alle istituzioni e, in generale, all’intera opinione pubblica. In un ipotetico modello di turismo sostenibile, si possono individuare i principali: Benefici: • Aumento dei fondi destinati alle aree protette e alle comunità locali • Creazioni di posti di lavoro all’interno della società che “ospita” le strutture turistiche (ad es. guida turistica, guardia parco, affittacamere, etc.) • Promozione dell’artigianato locale • Educazione ambientale dei visitatori Costi: • Degrado ambientale, connesso all’aumento delle presenze nei siti extrasensibili • Instabilità economica, determinata dall’imponenza dei flussi valutari che costituiscono la principale ratio dell’industria turistica nel suo complesso • Mutamenti socio-culturali, più forti laddove alle comunità locali non viene concessa l’opportunità di scegliere se partecipare o meno alle attività turistiche. A tutt’oggi le nuove costruzioni sono rivolte prevalentemente al mercato delle seconde case, questo provoca un consumo di territorio, una diminuzione delle aree agricole e quindi del lavoro per il futuro e soprattutto il completo degrado e distruzione dell’ambiente. Si chiede di limitare le seconde case ( esempio come nella Val di Non), oggi secondo il regolamento edilizio il minimo è di soli 28 metri quadri !!. Per rilanciare il turismo, che non vive di seconde case sarebbe opportuno reincrementare le strutture ricettive. Ricordiamo gli studi di sostenibilità ambientale della Legge Regionale n°36 del 1997, ovviamente il turismo è importante, per l’economia, però agisce fortemente sull’ambiente fisico, sociale e culturale. Le forti speculazioni edilizie, possono portare alla banalizzazione del territorio con la perdita del valore ambientale, e conseguentemente alla capacità di attrattiva turistica. Ad Albenga la vivibilità è sempre più a rischio. Alcune cause sono da attribuirsi a scelte scellerate, come ad esempio permettere che al di fuori del centro storico sia concesso monetizzare i posti auto. Un altro problema riguarda l’edificazione di palazzine e capannoni fuori dalle aree predestinate dal piano regolatore, con varianti in zona E1 ( agricola) che continuano a fagocitare col cemento aree pregiate (fertili) vocate all’agricoltura. Fondamentale è il verde ad uso pubblico, desidereremmo vi fosse una proporzione adeguata alla vivibilità umana tra il verde pubblico e la cementificazione, almeno del 50%. Fiduciosi della Vostra considerazione, vi porgiamo Distinti saluti. Il delegato del W.W.F. gruppo attivo Ingauno Italia Nostra sezione Ingauna Sig. Franco Stalla Sig. Andrea Lamberti Comitato per la salvaguardia del territorio la tutela della popolazione e delle attività produttive. Sig. Angelo Pirovano |
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